Archivi del mese: agosto 2012

Aggiornamentinutili.

Well… in casa c’è “un casino che non finisce più” (parole della vecchiaccia che ce l’ha affittata… alla quale non auguro una dissenteria fulminante solo perché credo nel karma.), siamo sommersi dagli scatoloni e abbiamo iniziato a tirar fuori gli orrendi arredi da anziana (ASSOLUTAMENTE NON NOSTRI!) che abbiamo tenuto ben nascosti per due anni.
Un mio amico e suo fratello hanno anche deciso, così su due piedi, di venire ad abitare qui e di aiutarci a portar via i mobili, che sono ancora ammassati contro le pareti in attesa di braccia possenti che sappiano trasportarli al nuovo appartamento.
Insomma, mancano un paio di settimane al trasloco definitivo e sta diventando tutto dannatamente reale, a volte piano, a volte di colpo.
Sono riuscita a trascorrere un weekend al mare, ad Alassio, senza scalfire minimamente il mio color-morte, sotto agli occhi stupiti dei miei compagni di viaggio.
Protezione 50, ombrellone, occhiali, asciugamano in punti strategici… io vi ringrazio dal più profondo del mio odio atavico per il sole.
Comunque il pericolo non è ancora scampato del tutto, perché venerdì sarò di nuovo in viaggio con M., in camper (perché noi siamo alternativi, mica prenotiamo voli per mete esotiche?!) , verso la mia fin troppo soleggiata terra natìa, dove lui vorrà di certo andare in spiaggia un giorno sì e l’altro pure.
Fortunatamente, da qualche parte nel mio armadio di bambina, ho ancora un burqa usato a Carnevale ai tempi del liceo, che potrebbe tornarmi utile in questo frangente.
Per chi se lo stesse chiedendo (tipo nessuno, immagino.), ho da tempo concluso la mia impresa “artistica”, è solo che non ho avuto tempo e modo (leggi: voglia.) di fotografare gli ultimi disegni per poi postarli qui.
Ma un giorno lo farò, lo prometto.
In tutto ciò, ho deciso di tornare al biondo. Biondo scuro, intendo.
Per cambiare un po’, per provare a tornare indietro nel tempo, per vedere l’effetto che fa avere di nuovo la mia testa al naturale.
Ma, soprattutto, per avere una base abbastanza chiara da coprire con colori che, sul rosso, non attecchiscono.
Sì, insomma, credo che sarà una cosa transitoria, non mi piacerò di sicuro.
E’ Ferragosto e lo sto dedicando all’ozio più totale, niente grigliate in compagnia, niente feste, niente gite.
Voglio solo godermi questa giornata lenta, prima dei miei ultimi due giorni di lavoro e della partenza.
Ho l’armadio quasi vuoto e la credenza che puzza di muffa da un paio di giorni, ma proprio non riesco a capire perché, dato che non c’è nulla di andato a male, dentro.
Ho comprato un libro carino, semplice, molto scorrevole. Un libro “estivo”, diciamo.
Ho pensato che “IL PICCOLO PSICHIATRA” non fosse proprio l’ideale, sotto l’ombrellone. Soprattutto perché ho trascorso il weekend ad Alassio a diagnosticare improbabili disturbi mentali ai miei amici. Più del solito, ecco.
L’estate si avvicina al suo inesorabile tramonto e… lo sapete, no?
Io faccio il conto alla rovescia.

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Sweet, delicate “go to hell” song.

“”This L-U-V
Is a B-I-G
L-O-A-D
A  P-I-L-E
Of  B-U-L-L
S-H-I-T
You ask me to stay
I’ll R-U-N away
You’ll  L-I-E
And  H-U-R-T
This is not  M-E
It’s a fake I.D.”

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Quando il passato torna attuale, capisci di non aver capito, né risolto, né superato proprio un bel niente.

Fuori che c’è
oltre a te?
Non ho visto mai
occhi diversi dai tuoi.
Difendimi
da ciò che vorrei.
Cerco strade insolite
ma fuggire è inutile.
La paura mi troverà
nei suoi baci mi annegherà.
Non basta più
stare quassù
adesso che
ricordi appena il perché.
Non puoi fingere
che tutto questo niente
poi di colpo svanirà
senza lasciare rovina.
La paura ormai vive in me
la fiducia è morente.
Non hai più
non hai più
non hai più
peso.
Non hai più
non hai più
non hai più
me.

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Dopo il Sabato viene sempre la Polemica.

Oggi sono polemica.
ANCHE oggi, intendo.
Però, oggi, voglio condividere con il world wide web questo mio amabile lato oscuro.
Stavo pensando alle cose che sembrano piacere a (quasi) tutte le persone e che invece, a me, fanno semplicemente cagare (oggi sono anche molto fine, come si può notare.) e, indovinate un po’? Mi sono messa a stilare una lista!

  • I SOLITI IDIOTI. Sul serio, ma come si fa a trovare divertente roba simile? Come si fa a ridere per una serie di volgarità insensate, sempre uguali? Come si fa a tirarne fuori addirittura un film? A parte che “il nongiovane” (già il nome è un programma…) non l’ho mai potuto sopportare (tra l’altro, lo giuro, lA figliA della mia prof di Latino del Liceo era IDENTICA a lui, poveretta.) e l’ho sempre trovato antipatico, saccente e fastidioso. Davvero non riesco a capacitarmi del successo di un programma del genere.
  • I DOLCI AL COCCO. Mi fanno venire la nausea, sono troppo dolciastri e anche solo l’odore mi dà un fastidio senza fine. La mia compagna di stanza, a Roma, aveva un balsamo per capelli al cocco e ricordo che lo usava solo quando era sicura che io non fossi in casa per qualche ora, altrimenti mi sentivo seriamente male.
  • FRANKENSTEIN JUNIOR. La prima volta, mi sono addormentata. La seconda volta l’ho visto fino alla fine, ma… non l’ho trovato divertente, per niente. Ci sarà anche qualche battuta degna di nota, ma non riesco davvero a capire come mai ci sia tutto questo mito attorno ad un film che, a mio modestissimo parere, non ha nulla di speciale.
  • ANDARE AL MARE. Ok, di questo ho già parlato diverse volte, mi sa, ma vorrei ribadirlo. Al mare ci sono nata e cresciuta, mi piace molto nuotare e, in generale, stare a mollo al fresco. Ma a piccole, piccolissime dosi. Trovo estenuante e disgustoso stare tutto il giorno a sudare sulla spiaggia rovente, diventando marroni e unti, per poi spellarsi come serpenti e/o ustionarsi. Estate, io ti odio e devi morire. Lascia spazio alla glaciazione, porca miseria.
  • THE BIG BANG THEORY. Ho provato a guardare qualche episodio, ma trovo i personaggi e la storia estremamente irritanti e per niente divertenti, non ci posso fare niente.

Al momento non me ne vengono in mente altri, ma di sicuro riuscirò a trovare ulteriori punti, quindi porterò avanti la polemica, prima o poi.
In fondo, è una delle mie missioni di vita.

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Fantasmi.

Mi fa sempre male ricordarti.
Ho imparato, col tempo, a tenerti fuori dai discorsi, anche quando sembrerebbe inevitabile nominarti.
Ma poi ti ritrovo su uno scaffale inaspettato, tra pagine di cui… wow… non sei neppure lontanamente degno, ammettiamolo.
Mi fa sempre male sapere che c’è, nel mondo, chi mi collega immediatamente a te, ancora adesso.
Adesso che ho cambiato aspetto, città, abitudini, illusioni.
Adesso che ti nascondo in uno scatolone con gesti frettolosi, così che nessuno possa vederti in casa mia, per errore, per noia, per caso, e far domande sciocche.
Non ho mai sentito domande intelligenti sul tuo conto, in tutto questo tempo.
Da alcuni, i più importanti, non ho sentito neppure affermazioni, o insulti, o convenevoli, ad essere sincera.
Non li meriti, lo sappiamo entrambi.
Tu che, per un istante brevissimo, sei apparso a tutti come la miglior cosa possibile, l’occasione, il senso che cercavamo da tanto… sei stato dimenticato con convinzione, ferocemente.
Ma basta un trasloco, una battuta cattiva lasciata scivolare nel piatto della cena, un ritornello sgraziato a spaccare di netto il silenzio forzato… e torni a far male.
Anche se di meno.
Anche se soltanto in un angolo più profondo, dove nessuno andrebbe a rovistare mai.

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Uno stile di vita.

Ma anche basta, magari.

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“…Just you, just me, our love goes FREE…”

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…I said alone, not lonely…

L’odore del temporale mi ricorda che Agosto, lento, accompagna per mano l’estate alla fine.
Si accanisce sul mondo finalmente deserto, annega ogni suono nel suo fitto brusìo.
Come in un bizzarro scherzo del Caso, sei lontano esattamente quanto lo ero io fino ad un paio di vite fa, ma non mi sento sola.
Non come allora, non in quel modo impossibile che a volte mi abbracciava ferendomi.
Sei laggiù, dove ho imparato ad Amarti senza neppure volerlo, senza voltarmi mai, senza crederlo possibile.
Mi hai detto che è strano, hai aggiunto “lo sai perché”.
La luce barcolla, si flette, racconta ombre fugaci.
C’è un goffo ruggito sul fondo dell’ultimo sbadiglio della bestiolina che adesso mi guarda curiosa.
Rispondo ridendo, poi accolgo i suoi baci ruvidi stiracchiandomi accanto al bucato fresco di lavaggio.
Siamo da soli, stasera. Saremo da soli per qualche giorno.
Ma non saremo soli mai.

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