Sono in esilio.
Alla fine, sono stata costretta a rivolgermi a dei professionisti, così oggi il mio povero bagno è stato preso d’assalto da due idraulici giovani e aitanti (a quanto pare, esistono!), i quali mi hanno gentilmente consigliato di fuggire il più lontano possibile per tutto il giorno, poiché il problema è molto più grave di quanto pensassi.
Sono arrivati alle 8 del mattino, li ho salutati per andare incontro a questioni lavorative e personali, sono tornata qualche minuto fa e sono ancora qui, con i loro macchinari da cartone animato e quel fare sexy da operaio di telenovelas.
L’intera casa, attualmente, puzza di morte, nonostante ogni singola finestra sia spalancata.
Loro, poverini, continuano a sorridermi gentilmente e a chiacchierare come se un lavoro tanto disgustoso sia una cosa del tutto normale.
Mi sa che meritano ogni singolo centesimo di ciò che guadagneranno a fine giornata.
Ma passando ad argomenti meno viscidi… la capa è apparsa con una tazza di tè per me proprio al momento giusto, evitandomi di sprofondare, per l’ennesima volta nel giro di un paio di settimane, nella più nera spirale di autolesionismo mentale.
Qualche giorno fa, ho detto una cosa molto saggia, alla Batuffola. Le ho detto una cosa che suonava più o meno come: “Se ci sono il rispetto, l’onestà ed il sentimento, tutto il resto è fuffa. Cazzate. Solo cazzate. E la dobbiamo smettere, tutte e due!”.
E’ un concetto in cui credo fermamente, ma che riesco a dimenticare sistematicamente ogni due giorni, quando la vita quotidiana mi sbatte in faccia quei minuscoli particolari malefici di certe situazioni, di certi discorsi, di certe persone, che mi fanno scivolare pericolosamente sul sentiero di Pace interiore che sto cercando di costruire faticosamente, un sassolino dopo l’altro.
Se c’è una cosa che ho capito in quest’avventura Londinese, nell’ultimo (quasi) anno, è che sono stanca. Delle mie dinamiche di rifiuto della Felicità; del mio puntuale autosabotaggio; della fuga costante da ciò che è importante e che, quindi, potrebbe distruggermi. Sono stanca di inventare pretesti per confermare la mia paura di bambina secondo la quale tutti, ad un certo punto, mi abbandoneranno. Sono stanca, davvero stanca, di appioppare a chi mi sta intorno un ruolo, di appiccicare ad ognuno dei pensieri, come se potessi davvero sapere cosa c’è dentro alle altrui vite, come se ogni cosa mi riguardasse ed ogni azione fosse pensata appositamente per ferirmi.
La cosa più importante che io abbia imparato, fino a qui, è che la paura, in fondo, è una scelta.
L’altra, è che posso vivere benissimo senza chi Amo, ma il punto è che non voglio farlo.