Non indosso calzini spaiati per sbadataggine, è una scelta ben precisa.
E’ che “cammino male”, ho una postura terribile, a quanto pare, così rompo le scarpe di tela e le calze sempre negli stessi punti, in poco tempo.
Allora i calzini integri restano vedovi, tristi e soli nel cassetto, inutilizzati per mesi.
Da qualche tempo, ho deciso di cambiar loro il destino, accoppiandoli a caso, ché tanto chi dovrebbe mai guardarmi i piedi, a parte chi mi conosce già abbastanza da aspettarsi piccole cose bizzarre così, da me?!
A volte mi piaccio.
Non tantissimo e non tante volte, ma capita.
Ci sono brevi istanti in cui, risollevando la testa dall’ultimo risciacquo al sapor di dentifricio, guardo dritto negli occhi la sconosciuta che vive nello specchio, trovandola piacevole, perfino carina.
Every time I feel so pretty, there’s noone looking at me… , però.
Nell’ultimo anno, ho sprecato quasi tutta la bellezza rubata a stento, incapace di conservarla intatta per quel “poi” che probabilmente non arriverà affatto.
Ma non ha importanza.
Non è nulla di serio, in fondo.
Ieri la casa profumava di pasta frolla e sembrava che i giorni dovessero diventare più dolci e lenti.
Ho ripensato alla mamma della mia Luce, che un giorno ha promesso a se stessa che ci sarebbe sempre stato odore di dolci appena sfornati, nella sua casa, ed è riuscita nell’intento.
Quando ho sentito questo aneddoto per la prima volta, mi sono segretamente appuntata lo stesso proposito tra i pensieri, ma non penso che la mia proverbiale incostanza saprà renderlo reale.
Dovrei raggirare la parte del “sempre”, per riuscirci.
Questo venerdì sera è confuso e vociante, dentro la testa e fuori dalla finestra.
Lo avevo pensato diverso, ma lo innaffierò di tisana ed altrui vite sullo schermo, per dargli un senso.
Ero bella, ieri. Me l’hanno detto.
Ma non c’è tempo per fermarsi a guardarmi.