Sarò un’eterna distratta, la tipica persona con “la testa tra le nuvole”, una che si perde facilmente tra i pensieri, ma ho un discreto talento nel ricordare le date importanti.
A volte mi rendo conto di aver registrato nella memoria dei giorni apparentemente banali, con una precisione impressionante, dalla data al modo in cui ero vestita.
E’ per questo che oggi mi sono sentita smarrita per un istante, quando ho realizzato di aver del tutto dimenticato un compleanno molto, MOLTO importante.
Ci ho pensato per giorni, ho fantasticato a lungo su cosa dire, ché dopo tutti questi anni condivisi, crescendo insieme e poi distanti, sono rimaste davvero poche le parole ancora non scritte. Soprattutto scritte, sì.
Quel giorno ero in macchina con M, tornavamo da un pomeriggio di ultimissimi acquisti natalizi, con i sedili affollati di borse biodegradabili piene di cose buffe, da ridere, per quegli amici a cui non “si deve” nulla, ma a cui non si può non pensare, di fronte a certi articoli.
Ero in macchina a guardare il paesaggio veloce e continuavo a chiedermi, ad alta voce: “Ma cos’è oggi? Cosa mi ricorda questa data? Che dovevo fare?”.
Eppure niente, non un sussulto, solo l’eco sbiadita di momenti antichissimi, nonostante l’sms già pronto in bozze, in attesa dell’invio.
L’ho ritrovato oggi, quel pezzo mancante, e mi sono sentita triste, in colpa.
Sono quasi certa che dispiaccia più a me che alla persona a cui, per la prima volta in 12 anni, non sono arrivati i miei auguri di buon compleanno in tempo, se non prima di chiunque altro.
A me non importa molto dei compleanni, forse perché ho sempre avuto un rapporto un po’ conflittuale con il mio.
Sono nata l’1 Gennaio, il primissimo giorno dell’anno, e quando ero bambina questo significava soltanto una cosa: non poter festeggiare con i miei amici, magari portando anche i pasticcini a scuola, come facevano tutti.
Perché l’1 Gennaio le scuole sono chiuse, si sta con la famiglia, si è ancora in piene feste.
Crescendo, ho imparato a festeggiare a mezzanotte, quando tutti si scambiano gli auguri per l’anno nuovo, strepitano, stappano bottiglie, così che quel momento potesse passare inosservato, senza troppe cerimonie.
Non ho mai tenuto il conto di chi mi faccia gli auguri o meno, perché non ricordarsi i compleanni altrui lo trovo del tutto normale, non è un problema.
Con l’aiuto di FaceBook, ormai, chiunque può scrivermi due righe in bacheca nel giorno giusto, inondandomi di notifiche e la cosa finisce lì.
Ma io certe date non le dimentico, perché la nascita di certe persone che hanno avuto un ruolo così decisivo nella mia storia personale va celebrata.
C’è stato un momento, anni fa, in cui ho realizzato quanto le cose fossero cambiate tra noi, quanto fossimo lontani, quanto fosse diventato facile accettarlo e perfino non rendersene conto.
L’ho trovato triste, a tratti, perché era il segno evidente di quanto fossimo cresciuti, nonostante gli sforzi per restare fermi ai 16 anni.
Adesso, di anni, ne ho 10 in più (quasi 11, se andiamo avanti di qualche giorno), e non tornerei indietro per niente al mondo.
Magari solo a qualche giorno fa, per essere di nuovo, sempre, comunque, la prima a dirgli buon compleanno, anche quest’anno.