Archivi del mese: novembre 2015

Cos’ho imparato nelle ultime settimane.

Che se nel 2009 già scrivevo certe canzoni, forse avrei dovuto anche ascoltarle, ascoltarmi, farle ascoltare. Perché qualcosa vorrà pur dire, se le suono adesso trovandole incredibilmente attuali.

Che non basta un esercito di SignorNo a togliermi la gioia pura di questo periodo dell’anno, perché è mia, è me, è il riflesso luminoso ed esagerato di quella Speranza che mai lascerò andare. Mai. Al diavolo il resto.

Che i dolci vegani sembrano semplicissimi da realizzare, sulla carta, ma magari un po’ di pratica in più non mi farebbe male!

Che forse sono pronta per dire addio ai capelli rossi, almeno mentalmente. Il che la dice lunga su tante cose.

Che l’Amore – qualunque cosa significhi – è sempre, da sempre, comunque, il più importante dei miei valori, il più alto dei miei obiettivi.
Anche l’Amore per me stessa, finalmente.

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Di lunedì.

Quelle giornate in cui aspetti solo di tornare a casa per scoppiare finalmente a piangere senza nasconderti dietro ai capelli, con la rabbia dei fazzoletti che non sono mai in borsa quando dovrebbero e i pensieri che ronzano e ronzano e ronzano dentro alla scatola pesante che ti trascini sulle spalle.
Il quarto compleanno di questo blog che capita in un giorno così è un po’ il colmo, ché qui ci ho versato più risate che lacrime, negli anni.
Ma non oggi.
Oggi è un po’ più difficile e non voglio farci niente.
Me lo merito un giorno di riposo dalla consapevolezza di poter sopravvivere a tutto, di avere a portata di mano la forza e la capacità di essere felice, o tristissima, o arrabbiata, o serena.
Non ne parlo (quasi) mai perché non mi piace, mi annoia, mi fa sentire pesante, ma non sto bene.
Non ne parlo, ma non significa che vada meglio, o che sia meno reale.

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Di piccole magie dietro l’angolo.

Non sempre c’è bisogno di un aereo, per andare a scovare nuove emozioni, sapori insoliti, strappi di mondo.
Capita di inciampare per caso – puro caso come nelle commedie romantiche – in posti talmente magici, semplici, perfetti nella loro genuinità, da insegnarti che a volte, solo a volte, tornare sui propri passi può essere una sorpresa.
E’ il caso di una stradina che porta il nome della “mia” attuale città, ma che si trova in una città più grande, poco distante, in cui vado pochissimo (e mi chiedo spesso il perché).
Sono stata attirata dagli archi di luci discrete, sognanti, che già l’abbellivano ad Ottobre, rendendo un po’ più brillante il pezzetto di cielo incastrato tra gli edifici antichi.
Pochi metri, una manciata di passi, e mi si sono spalancate di fronte le porte-finestre di minuscole meraviglie: sparsi lungo il vialetto di pietra, quattro posti da batticuore.
Ho trascorso più di un’ora tra gli scaffali, le valigie, le scatole, i ripiani colmi di libri usati (a prezzi da sogno, ndr) di uno di quei posti che credevo esistessero solo nei romanzi i cui titoli includono il nome di una qualche spezia (solitamente la cannella o lo zenzero, che poi sono anche tra le mie preferite.), portandomi a casa un volumetto scelto senza pensare, senza indizi, privo di trama in quarta di copertina, infilato in un sacchetto di carta marrone con su impresso il timbro del negozio. Quanto invidio le commesse che possono trascorrere le giornate tra quelle parole di seconda mano!
Un po’ più in là, ho lasciato che l’enorme quantità di addobbi natalizi ammassati in un posto a tema aperto tutto l’anno (di cui nessuno mi aveva mai fatto parola, probabilmente per evitare che ci trascorressi ogni weekend.) portasse via l’ultimo briciolo di dignità che ancora mi penzolava da un angolo della bocca, seguito a ruota da piccoli strilli di gioia isterica alla vista del soffitto completamente ricoperto di rami di pino tempestati di lucine.
Aggiungete una commessa sulla cinquantina con i capelli azzurri ed un’altra, più giovane, che si aggirava per il negozio brandendo un cestino di vimini pieno di PENSIERI POSITIVI avvolti in minuscole pergamene incastrate in penne di pasta cruda… ed il quadro è completo.
Ma tante emozioni portano fame, così mi sono rifugiata alla porta accanto, quella di un forno francese arredato con gusto e semplicità, affollato di cose buone, fragranti, belle da mangiarle con gli occhi e buone da mangiarle e basta, con il magone di dover scegliere e non poter prendere tutto in blocco.
Avrei voluto concludere il mini tour delle meraviglie varcando la soglia del ristorante dall’atmosfera calda, la cui parete d’ingresso inghiottita dalle radici di un enorme albero ricordava il passaggio segreto per un mondo diverso, un po’ una Terabithia rivisitata, meno selvaggia.
Non l’ho ancora fatto, ché per certi regni è importante avere l’oro, ma è sulla lista delle cose da provare, da scoprire, da assaggiare non prima o poi, ma presto. Presto suona meglio, no?

La sensazione di segreto svelato mi ha accompagnata per giorni, per questo sono qui a raccontarla, e spero non mi abbandoni. Voglio tenerla addosso ancora un po’, fino alla prossima volta.
Fino alla prossima svolta.

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Quel certo periodo dell’anno…

Ogni anno, durante la famigerata notte di Halloween, mi accadono le seguenti cose:

  • Mi ritrovo addosso un’influenza epica che mi rovina la serata;
  • Attendo fremente la mezzanotte per sentirmi finalmente autorizzata a scatenare la mia più oscura mania…

E poiché i lettori di questo blog sono sempre i soliti da quando l’ho aperto (più o meno, dai), sapete tutti di cosa sto parlando…
Sì, proprio quello. Esattamente quella cosa lì… IL NATALE!

[Momento dedicato ai lettori nuovi.]
Perché io sono una di quelle persone che a luglio, alla prima casuale folata di venticello vagamente fresco, si mettono a fantasticare di maglioni con fiocchi di neve applicati;
una di quelle persone che nell’armadio hanno più decorazioni natalizie che vestiti;
una di quelle persone che conoscono a memoria le battute di “Mamma ho perso l’aereo” (ma anche di molti altri film a tema);
una di quelle persone che provano DAVVERO più gioia nel fare regali agli altri (cercarli, sceglierli, incartarli, consegnarli) che nel riceverli.
E sì, sottolineo “una di quelle persone”, perché non sono sola, cari miei, il mondo è pieno di piccoli Nonsochì sempre pronti a mettere bastoncini di zucchero nei cannoni del Grinch di turno.

Insomma è Novembre e l’unica cosa che ancora mi trattiene dal tirare fuori il mio enorme albero di Natale dallo scatolone sotto al letto (le cose importanti vanno tenute a portata di mano) è la grande quantità di lavori ancora da fare in casa.
Ultimamente sono stata colta da una furia creativa che ha fatto molte vittime: mi sono messa a dipingere qualunque cosa presente in casa, trasformando librerie, mobiletti, vecchie cassette della frutta, scaffali e cose random in elementi d’arredo coloratissimi, giusto per sottolineare ulteriormente l’atmosfera da “qui è esploso un arcobaleno” che già si respirava quando abbiamo messo piede stabilmente nell’appartamento.

E’ un Autunno pieno di malanni, questo. Pieno di idee e sogni ad occhi aperti, anche. Pieno di problemi quotidiani, pratici, fastidiosi, che tuttavia riesco a scacciare con una sola mano, ormai, ché ho imparato quanto io possa e voglia essere positiva, in questo anno quasi finito.
Quasi quasi torno rossa sul serio, per celebrare tutto il rosso che sta per arrivare.

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