Non sempre c’è bisogno di un aereo, per andare a scovare nuove emozioni, sapori insoliti, strappi di mondo.
Capita di inciampare per caso – puro caso come nelle commedie romantiche – in posti talmente magici, semplici, perfetti nella loro genuinità, da insegnarti che a volte, solo a volte, tornare sui propri passi può essere una sorpresa.
E’ il caso di una stradina che porta il nome della “mia” attuale città, ma che si trova in una città più grande, poco distante, in cui vado pochissimo (e mi chiedo spesso il perché).
Sono stata attirata dagli archi di luci discrete, sognanti, che già l’abbellivano ad Ottobre, rendendo un po’ più brillante il pezzetto di cielo incastrato tra gli edifici antichi.
Pochi metri, una manciata di passi, e mi si sono spalancate di fronte le porte-finestre di minuscole meraviglie: sparsi lungo il vialetto di pietra, quattro posti da batticuore.
Ho trascorso più di un’ora tra gli scaffali, le valigie, le scatole, i ripiani colmi di libri usati (a prezzi da sogno, ndr) di uno di quei posti che credevo esistessero solo nei romanzi i cui titoli includono il nome di una qualche spezia (solitamente la cannella o lo zenzero, che poi sono anche tra le mie preferite.), portandomi a casa un volumetto scelto senza pensare, senza indizi, privo di trama in quarta di copertina, infilato in un sacchetto di carta marrone con su impresso il timbro del negozio. Quanto invidio le commesse che possono trascorrere le giornate tra quelle parole di seconda mano!
Un po’ più in là, ho lasciato che l’enorme quantità di addobbi natalizi ammassati in un posto a tema aperto tutto l’anno (di cui nessuno mi aveva mai fatto parola, probabilmente per evitare che ci trascorressi ogni weekend.) portasse via l’ultimo briciolo di dignità che ancora mi penzolava da un angolo della bocca, seguito a ruota da piccoli strilli di gioia isterica alla vista del soffitto completamente ricoperto di rami di pino tempestati di lucine.
Aggiungete una commessa sulla cinquantina con i capelli azzurri ed un’altra, più giovane, che si aggirava per il negozio brandendo un cestino di vimini pieno di PENSIERI POSITIVI avvolti in minuscole pergamene incastrate in penne di pasta cruda… ed il quadro è completo.
Ma tante emozioni portano fame, così mi sono rifugiata alla porta accanto, quella di un forno francese arredato con gusto e semplicità, affollato di cose buone, fragranti, belle da mangiarle con gli occhi e buone da mangiarle e basta, con il magone di dover scegliere e non poter prendere tutto in blocco.
Avrei voluto concludere il mini tour delle meraviglie varcando la soglia del ristorante dall’atmosfera calda, la cui parete d’ingresso inghiottita dalle radici di un enorme albero ricordava il passaggio segreto per un mondo diverso, un po’ una Terabithia rivisitata, meno selvaggia.
Non l’ho ancora fatto, ché per certi regni è importante avere l’oro, ma è sulla lista delle cose da provare, da scoprire, da assaggiare non prima o poi, ma presto. Presto suona meglio, no?
La sensazione di segreto svelato mi ha accompagnata per giorni, per questo sono qui a raccontarla, e spero non mi abbandoni. Voglio tenerla addosso ancora un po’, fino alla prossima volta.
Fino alla prossima svolta.